Al giorno d’oggi siamo abituati a percorrere km e km sulle strade delle nostre città, ma non tutti sanno come quest’ultime vengano costruite e quali progetti ci siano alla base per arrivare alla loro realizzazione finale.
Infatti, dovendo sopportare il peso degli automezzi e dovendo trasmettere uniformemente i carichi al terreno sottostante, la pavimentazione stradale (o sovrastruttura) è composta da una serie di diversi strati sovrapposti: il tutto, seguendo sempre diverse regole per garantire la sicurezza degli utenti e per rendere agevole non solo la mobilità dei mezzi ma anche gli interventi di manutenzione per il futuro.
Se una di queste funzioni viene meno, saranno necessari interventi di ripristino e manutenzione: non incorrere in eccessive deformazioni o fessurazioni dello strato di pavimentazione diventa fondamentale per realizzare delle strade sicure al 100%.
Trattandosi di una costruzione a strati, si dovrà partire dal sottofondo, ovvero ciò che rappresenta lo strato più superficiale del terreno e che viene posto al di sotto della sovrastruttura stradale (spessore di riferimento circa pari a 1 metro). Il suo compito è proprio quello di assorbire e distribuire i carichi, evitandone la concentrazione in un unico punto (causa primaria di potenziali cedimenti locali e fessurazioni).
La fondazione, poi, costituisce la parte inferiore del pacchetto stradale che regolarizza almeno parzialmente la sovrastruttura, trasmettendo così ulteriormente i carichi verticali ripartendoli sullo strato sottostante.
Il suo strato di base risulta solitamente realizzato in conglomerato bituminoso a caldo, sia con bitume normale che con bitume modificato, mentre per il suo confezionamento a caldo è ammesso l’impiego di fresato in quantità non superiore al 30% in peso rispetto agli aggregati.
Lo strato di binder (o di collegamento) rappresenta invece uno strato di transizione tra quello di base e quello più superficiale (usura). Svolgendo una funzione di regolarizzazione del piano finito della base, il binder garantisce un’ adeguata planarità (per una buona stesa del sovrastante strato di usura) e pendenza (sia longitudinale che trasversale).
Ultimo step: il tappeto di usura. Per un periodo di tempo sufficientemente lungo (8-10 anni) quest’ultimo deve garantire regolarità del piano viabile e adeguata aderenza tra pneumatico e pavimentazione, in modo tale da assicurare il transito dei veicoli in condizioni ottimali di comfort e sicurezza sia in caso di pavimentazione asciutta che pavimentazione bagnata.
Esistono diverse tipologie di pavimentazioni stradali, distinguibili in: rigide, semirigide o flessibili.
Quando si parla di pavimentazione flessibile, si tratta di una pavimentazione per cui si utilizza il conglomerato bituminoso, cioè un materiale le cui prestazioni dipendono anche dagli aggregati presenti, come la qualità e quantità del bitume e dalle condizioni climatiche con cui è stata realizzata la stesura del manto.
Con lo stesso procedimento, ma aggiungendo uno strato di misto cementato, la pavimentazione diventerà così semirigida, dunque più spessa e forte.
Nelle pavimentazioni rigide, invece, si ha una lastra di calcestruzzo con il solo manto di usura.
Queste differenze di realizzazione e di materiali sono adattabili alle diverse funzioni delle strade, dove per ognuna è consigliato un determinato tipo tra queste elencate: a seconda delle particolari condizioni contingenti (carichi di traffico e condizioni ambientali), ciascuna pavimentazione presenterà caratteristiche specifiche in termini di numero di strati, materiali impiegati e spessori.
La strada come oggi la conosciamo nasce ai tempi dei romani, popolo che ha posto le basi per le tecniche sviluppate nei secoli successivi: ciò che ci hanno lasciato, infatti, rappresenta la base anche delle epoche successive.
L’antica strada romanagià era caratterizzata da differenti strati: il primo dei quattro strati era lo statumen, una base massiccia, composta da blocchi alti almeno 30 cm. Poi, la ruderatio, fatta di pietre tondeggianti legate con calce. Il terzo rappresentava il nucleus, uno strato di ghiaia livellato con dei cilindri, mentre l’ultimo – ossia il rivestimento – era costituito dal pavimentum, fatto di grossi massi di pietra basaltica dura, un materiale praticamente indistruttibile.
Quanto alle dimensionidelle strade romane, quelle standard oscillavano tra i 4 e i 6 metri di larghezza; quelle più grandi – che consentivano il passaggio di due carri – tra i 10 e i 14 metri.